Il Presidente degli Stati Uniti ha contattato l’azienda Coca-Cola per chiederle di cambiarne la ricetta: così costerà anche di più.
Immaginiamo di essere a capo di una grande azienda che, nonostante abbia una forza mondiale sul mercato, riceve una chiamata fuori dal comune. Questa volta non è il solito cliente che lamenta reazioni gastrointestinali dopo l’assunzione del prodotto. Stavolta a chiamare è il Presidente degli Stati Uniti.
È ciò che è successo negli scorsi giorni, quando Trump – probabilmente dopo una lunga riflessione – ha contattato Coca-Cola per dire che, secondo lui, la ricetta andava cambiata. Come riportato dallo stesso Donald, non solo avrebbero accolto la sua proposta, ma l’avrebbero anche accettata.
Non è chiaro se le motivazioni di Trump fossero personali, politiche o legate alla salute pubblica, ma quel che è certo è che ha chiesto di cambiare un solo ingrediente, che renderebbe la ricetta più costosa. E questo potrebbe ricadere sui consumatori.
Chiunque abbia viaggiato negli Stati Uniti almeno una volta l’ha notato: la Coca-Cola lì ha un sapore diverso. Più dolce, quasi più ‘pieno’, secondo alcuni. Per molti turisti è addirittura più buona. Per altri, invece, quel retrogusto è troppo carico, quasi artificiale.
La differenza c’è e ha una spiegazione ben precisa: in America la bevanda è dolcificata con sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio, un ingrediente più economico dello zucchero classico. In Europa, invece, si usa ancora il buon vecchio saccarosio (lo zucchero da cucina). Ora però qualcosa potrebbe cambiare.
Donald Trump ha annunciato pubblicamente di aver chiesto a Coca-Cola di tornare allo zucchero di canna. E secondo lui, l’azienda avrebbe già detto sì. Una dichiarazione che ha agitato gli ambienti finanziari e fatto crollare in poche ore il valore in Borsa di colossi come Archer Daniels Midland e Ingredion, tra i principali produttori di HFCS.
Da Atlanta, sede della Coca-Cola Company, la risposta è stata diplomatica: apprezzamento per l’entusiasmo del Presidente e una vaga promessa di ‘nuove offerte innovative’. Il che, tradotto dal linguaggio aziendale, potrebbe significare l’arrivo di una versione speciale – magari una ‘MAGA Coke’ – dolcificata con zucchero vero, senza stravolgere la ricetta standard.
Il punto è che un cambio di formula costerebbe caro all’azienda, ai fornitori e forse anche ai consumatori. E Coca-Cola lo sa bene: quando nel 1985 provò a modificare la ricetta lanciando la ‘New Coke’, il boomerang fu clamoroso. Meglio andarci piano, anche stavolta.
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