L’odore che sentiamo in piscina non dipende direttamente dal cloro, ma piuttosto dalla reazione con altre sostanze: meglio sapere di cosa si tratta.
Ebbene sì, d’estate in piscina ci andiamo tutti (o quasi). Che sia un parco acquatico o una semplice struttura comunale, finiamo comunque immersi nell’acqua dove si ammollano decine di altre persone. Ed è qui che entra in gioco il cloro, pronto a disinfettare tutto ciò che incontra, ma anche a ricordarci che a ogni azione corrisponde una conseguenza.

Il cloro ci protegge, su questo non ci piove. Ma quando sentiamo quell’odore più pungente del solito, non significa che chi gestisce la piscina ha esagerato come si fa col sale a tavola. In quel caso entrano in gioco le cloramine, sostanze che si formano proprio quando il cloro reagisce ad alcune sostanze e, volente o nolente, puzza.
Fa quasi sorridere che molte persone trovino quell’odore piacevole, quando invece – chimicamente e biologicamente parlando – non ha nulla di buono. Ecco perché, prima di tuffarci, conviene aguzzare un po’ l’olfatto.
Non è colpa del cloro, ma delle cloroammine: cosa succede davvero in piscina
Il classico odore che ci avvolge appena mettiamo piede in piscina non arriva dal cloro puro, ma dalle cloroammine, sostanze chimiche che si formano proprio quando il cloro entra in contatto con sudore, urina, pelle morta o persino tracce di saliva. Insomma, più persone entrano in acqua senza lavarsi, più queste sostanze si accumulano, e il risultato è quel famoso odore pungente che spesso ci pizzica naso e occhi.

Tra le cloroammine, la più fastidiosa è la tricloramina, molto volatile e capace di stazionare proprio sopra la superficie della vasca, creando irritazioni alle vie respiratorie, agli occhi e alla pelle. Più la piscina è affollata e meno è ventilata, più questa sostanza prolifera e rende l’aria pesante. Non è un dettaglio da poco: studi europei hanno trovato concentrazioni di tricloramina anche 10 volte superiori al limite considerato sicuro, soprattutto nelle piscine coperte.
La conseguenza? Bruciore agli occhi, gola irritata, fiato corto e, nei casi più seri, un rischio maggiore di sintomi respiratori simili all’asma, specie per bambini e addetti che trascorrono molte ore nell’ambiente.
Fortunatamente la soluzione non è complicata: basta rispettare semplici regole di igiene prima di entrare in vasca – doccia, niente creme fresche sulla pelle, zero pipì – e garantire un buon ricambio d’aria con impianti di ventilazione efficienti. Piccoli gesti, ma fondamentali per limitare la formazione di queste sostanze. Certo, anche in questo caso il cloro continuerà a fare il suo lavoro di disinfettante, ma senza trasformarsi in quel ‘cocktail chimico’ che ci tocca respirare.