L’INPS ha rilevato un’indebita percezione del bonus nido: percettori nel panico, stanno arrivando le comunicazioni, ecco cosa sta per accadere.
Hanno atteso settimane per riceverlo, hanno controllato e ricontrollato ogni ricevuta, hanno tirato un sospiro di sollievo quando sul conto è arrivato quel contributo così prezioso per affrontare le rette dell’asilo. Il Bonus Nido 2025 era partito in pompa magna, con promesse di sostegno alle famiglie e una platea sempre più ampia di beneficiari, decisi a non rinunciare a un aiuto ormai essenziale.

La procedura online, attiva da marzo, sembrava scorrere liscia, mentre i primi pagamenti di maggio hanno portato un po’ di ossigeno nel bilancio domestico di migliaia di genitori. Tutto regolare, all’apparenza.
Eppure qualcosa è andato storto. E ora l’INPS sta inviando numerose comunicazioni ai beneficiari in cui la richiesta è la restituzione dell’intero contributo. Si parla infatti di indebita percezione, eppure non c’è stata alcuna frode, solo un errore nell’iter.
L’INPS chiede la restituzione del bonus nido: i genitori non ci stanno
Sembrava tutto regolare: domanda corretta, ricevute in ordine, contributo accreditato. E invece, come racconta l’ANSA, per decine di famiglie di Altavilla Silentina, nel Salernitano, è arrivata una beffa clamorosa. L’INPS ha recapitato richieste formali di restituzione delle somme percepite con il Bonus Nido 2025, in alcuni casi cifre superiori ai 10mila euro, da restituire in appena 30 giorni. Tra i destinatari delle contestazioni, anche Piera Acito, mamma lavoratrice, a cui è stato chiesto di rimborsare circa 1.800€.

Le motivazioni fornite dall’ente parlano di indebita percezione ma per le famiglie coinvolte si tratta di un vero e proprio paradosso amministrativo: i fondi ricevuti erano stati regolarmente richiesti e concessi secondo le procedure previste, sulla base di documentazione prodotta e accettata.
Il problema, secondo molti genitori, sarebbe un errore burocratico nell’iter di controllo. Lo stesso che ora scarica su chi ha fatto domanda la responsabilità di somme già spese per pagare la retta del nido. “Molti cittadini – riporta sempre l’ANSA – si ritrovano a dover fronteggiare una richiesta economica spropositata, con la sola possibilità di rivalersi in un secondo momento su presunti responsabili ancora non identificati. Una responsabilità collettiva che diventa, nei fatti, una colpa individuale”.
La vicenda ha scatenato l’indignazione di decine di famiglie pronte a una class action. “In un Paese che proclama il sostegno alla natalità e al lavoro femminile”, denunciano, “ci ritroviamo nuovamente vittime di un sistema che punisce proprio chi prova a costruire un futuro”. Tutto regolare, all’apparenza. Eppure qualcosa è andato storto e adesso i cittadini non accettano più l’errore. Non hanno intenzione di accettare un sistema che potrebbe gravare la situazione economica già precaria negli ultimi anni.