Le creme solari sono fondamentali per la nostra pelle in estate, ma attenzione a quelle che si usano: i rischi sono sempre in agguato.
Ogni estate le spalmiamo addosso come uno scudo magico, convinti che basti un gesto per ripararci dai raggi del sole. E in parte è vero: restano la barriera numero uno contro scottature, invecchiamento precoce e tumori cutanei. Ma dietro questi flaconi colorati che segnano le nostre estati si nasconde un rovescio della medaglia, spesso sottovalutato.
Alcuni ingredienti non sono proprio acqua fresca. Parliamo di sostanze chimiche come ossibenzone, octinoxate e omosalato, presenti in molti solari di largo consumo: funzionano, ma possono penetrare nella pelle e arrivare nel sangue, come mostrano alcune ricerche. La quantità è ridotta e non ci sono prove definitive di un rischio reale per la salute, ma qualche campanello d’allarme in campo endocrino – cioè sulla possibile interferenza ormonale – ha comunque spinto gli studiosi a tenere alta la soglia di attenzione.
Subentrano poi le allergie: tra profumi, conservanti e altri additivi, non è raro che la pelle più sensibile reagisca con arrossamenti, pruriti o vere e proprie dermatiti. E non dimentichiamo le scadenze, troppo spesso ignorate. Insomma, non basta spalmarle: serve anche saperle scegliere.
Oltre agli effetti collaterali legati ad alcuni ingredienti — irritazioni, allergie o possibili interferenze ormonali — c’è un altro punto focale che spacca a metà i consumatori: la data di scadenza. In tanti conservano i flaconi dall’estate precedente per risparmiare, ma secondo la dermatologa Ines Mordente, intervistata da Fanpage, è un errore.
Dopo circa un anno dall’apertura — indicato dal simbolo PAO (Period After Opening) sull’etichetta — le creme solari perdono la loro efficacia, lasciandoci esposti ai raggi UV pur pensando di essere protetti. Peggio ancora, la formula alterata potrebbe scatenare irritazioni o infezioni, come avverte l’esperta. Tutte condizioni che rendono pericoloso riutilizzare i solari dell’anno prima.
E se vi trovate davanti allo scaffale in farmacia o al supermercato intenti ad un nuovo acquisto, niente panico: basta qualche accorgimento. Scegliete un SPF almeno di 30, meglio 50 se avete la pelle chiara o delicata, e assicuratevi che la dicitura riporti protezione UVA/UVB.
I filtri minerali (ossido di zinco o biossido di titanio) sono i più sicuri, meno penetranti e più rispettosi dell’ambiente. Occhio anche all’INCI: meno profumi e conservanti significa meno allergie. E controllate sempre il PAO, di solito un numerino accanto al simbolo del barattolino aperto: vi dice quanti mesi la crema resta efficace una volta aperta.
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