Pennichella pomeridiana, se viene fatta nel modo scorretto può portare solo a una fatica maggiore nell’affrontare la giornata.
Ah, il dolce dormire, anche durante il giorno. C’è chi lo considera una perdita di tempo, chi un’abitudine da nullafacenti e chi, invece, lo difende a spada tratta come parte del proprio benessere psicofisico. Basti pensare che in alcuni uffici in Giappone questo rappresenta un momento importante, con postazioni adibite proprio al riposo.

E come negarlo (non che il Giappone sia avanti, anche se spesso è vero): non servono studi per capire che il sonno, in tutte le sue forme, sia importante per diversi fattori legati alla nostra salute. Eppure c’è chi quel riposino non riesce proprio a farlo, perché lo porta a uno stordimento ancora maggiore. E questo può capitare come no, ma difficilmente si riesce a capire il vero motivo tra un riposo riuscito e uno fallimentare.
A risolvere questo piccolo grande dubbio ci pensa ancora una volta chi della scienza umana si occupa ogni giorno. In realtà, non è tanto quando dormiamo, ma come lo facciamo.
Il segreto della pennichella perfetta: perché non deve superare 20 minuti
Se la pennichella pomeridiana è un piccolo lusso che molti si concedono, la scienza ci spiega perché dovrebbe durare al massimo 20 minuti. Questo tempo è sufficiente per ricaricare le energie, senza però scivolare nelle fasi più profonde del sonno che rischiano di lasciarci più confusi di prima.

Secondo gli studi sul ciclo del sonno, dopo circa 20-30 minuti dall’addormentamento entriamo nella fase di sonno profondo o addirittura nella fase REM. Se veniamo svegliati proprio in quei momenti, possiamo sperimentare la cosiddetta inerzia del sonno: un senso di stordimento, lentezza mentale e difficoltà a ripartire con lucidità.
Restare invece nei primi 20 minuti di riposo permette di fermarsi alla fase di sonno leggero (fase N2), in cui il cervello rallenta ma resta ancora abbastanza pronto a riprendere l’attività. Un lavoro dell’Università di Amburgo ha evidenziato che una pennichella di 20 minuti migliora le capacità di problem solving fino all’86% in più rispetto a chi rimane sveglio, confermando come un riposo breve sia sufficiente a ricaricare la memoria operativa e la creatività.
Alt, anche l’orario conta: il momento migliore per schiacciare un pisolino è tra le 13 e le 15, sfruttando il naturale calo della vigilanza dopo pranzo, legato al nostro ritmo circadiano. In quella fascia oraria, la sonnolenza è fisiologica e il corpo risponde meglio al sonno breve.
Dunque sì, nulla di più e nulla di meno, il trucco per una pennichella vincente non è solo dormire, ma farlo nel modo giusto: breve, leggero e ben posizionato nel pomeriggio. Così si evitano risvegli traumatici e ci si rimette in carreggiata con la mente più fresca di prima.