Addio carne d’allevamento: la bistecca che cresce in provetta è già nelle tavole

Cosa sappiamo sulla carne sintetica e dove è possibile mangiarla: tutte le informazioni utili per approcciare ad un nuovo tipo di alimentazione.

Molti ne hanno sentito parlare, per altri è un’idea surreale, ma altri ancora hanno avuto la possibilità di assaggiarla. Oltre all’opinione personale, quello che è certo è che la bistecca di laboratorio esiste davvero, cresce in provetta ed è già finita nei piatti. Una rivoluzione che sembra prendere a schiaffi la nostra tradizione più radicata: l’allevamento, fatto di stalle, prati e fatiche contadine. Eppure proprio gli allevamenti, oggi, sono sotto accusa.

Bistecca sintetica
Addio carne d’allevamento: la bistecca che cresce in provetta è già nelle tavole – assculturale-arte-scienza.it

Perché? Perché la carne tradizionale costa sempre di più, consuma suolo, produce tonnellate di CO₂, spreca acqua e contribuisce a deforestazione e maltrattamento animale. È qui che la scienza ha messo piede, con un sogno che molti avevano bollato come assurdo: creare la carne partendo da una cellula, senza uccidere un solo animale. Un’utopia, direte. Ma non tanto.

Quando la scienza crea una bistecca

Per capire se si tratta di innovazione o di un progetto che non ha né capo né coda (a parte qualche consumatore entusiasta), è bene sapere davvero: cos’è la carne in provetta? Un ammasso di chimica? In realtà la lavorazione punta a naturalizzare il processo – per quanto sia possibile farlo. La carne coltivata si ottiene prelevando cellule staminali da un animale vivo, attraverso una biopsia minima, e facendole crescere in un bioreattore. Qui, con l’aggiunta di nutrienti, ossigeno e fattori di crescita, queste cellule si moltiplicano fino a formare tessuto muscolare vero e proprio. In sostanza, la bistecca cresce come se fosse in un animale, ma senza allevamenti, sofferenza o macelli.

Bistecca sintetica in laboratorio
Quando la scienza crea una bistecca – assculturale-arte-scienza.it

Nonostante i buoni propositi, l’opinione pubblica è ancora divisa: c’è chi la considera la soluzione definitiva per salvare ambiente e animali, e chi invece parla di ‘cibo Frankenstein’ con sospetto. In realtà i dati dicono che circa la metà dei consumatori europei sarebbe disposta a provarla, ma solo con garanzie chiare sulla sicurezza. Si tratta sicuramente di un salto culturale enorme, comprensibile, ma che lentamente inizia a farsi strada.

Attualmente l’Italia vieta a denti stretti la carne in provetta, sia per preservare la cultura gastronomica, che per i numerosi dubbi sull’impatto ambientale di questa tecnica. Nel frattempo, altrove è già sulle tavole: Singapore è stato il primo Paese a servirla in ristoranti di alta cucina, seguito da Israele e Stati Uniti, dove la FDA ha dato l’ok a marchi come Upside Foods e Good Meat. Ci sono persino supermercati che hanno iniziato a proporla ai clienti più curiosi. In Europa, invece, le richieste di autorizzazione sono in corso, con aziende come Mosa Meat e Gourmey in prima fila. Una rivoluzione indubbiamente lenta, ma che si sta muovendo, e che presto potrebbe bussare anche alla nostra porta, magari vicino a una bella parmigiana.

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