Sebbene possa sembrare, per certi versi, discutibile, alcuni profumi che indossiamo tutti i giorni sono quello che sono grazie alla bile di balena.
È stata ribattezzata ‘ambra grigia’, perché chiamarla semplicemente bile di balena sarebbe stato troppo disgustoso. Eppure questa è la realtà, nella sua parte nuda e cruda. I profumi più famosi al mondo, compresi quelli che amiamo anche in Italia, contengono ambra grigia non a caso: è un ingrediente straordinario per la tenuta e la profondità del profumo. In pratica, fa da fissativo.

Quindi sì, la bile (quella che proviene da vomito, feci e – in alcuni casi – sperma) fa durare il profumo per ore, o anche giorni. Chimicamente parlando, questa sostanza ha la capacità di legarsi alle altre molecole odorose e rilasciarle lentamente. In pratica, se un profumo senza di lei svanisce in un’ora, con lei può rimanere addosso anche tutto il giorno.
E sono molti i produttori che la utilizzano per le loro composizioni. Anzi, a dirla tutta, più è famoso un profumo e più è probabile che la contenga. Visto e considerato che il motivo c’è – e che questa pratica è completamente legale – quello che ci è concesso fare è, come sempre, sapere. Giusto per profumarci con consapevolezza.
Profumi che contengono bile di balena: i marchi che non ti aspetti
Il caso più eclatante è senza dubbio Chanel N. 5. Iconico, inconfondibile, eterno. Il segreto della sua persistenza? Proprio lei, l’ambra grigia. Ma Chanel non è affatto sola. Molti dei profumi più famosi e venduti anche in Italia sono stati formulati – o lo sono tuttora – con questo ingrediente.

Hermès Eau des Merveilles, ad esempio, è noto per il suo sentore caldo e marino: perfettamente coerente con l’impronta dell’ambra grigia. Lo stesso vale per Fleur de Peau di Diptyque, che gioca su muschi e quella profondità animale che viene proprio da lì.
E poi ci sono Givenchy Amarige e Dahlia Noir, Creed Green Irish Tweed, Baccarat Rouge 540, Balmain Ambre Gris, Byredo De Los Santos e perfino Jean Paul Gaultier Le Beau.
Va detto che oggi molti marchi, anche tra i più celebri, utilizzano versioni sintetiche dell’ambra grigia, come Ambroxide o Cetalox. Il motivo? Sono più economiche, stabili, facilmente riproducibili in laboratorio e – cosa non da poco – eticamente più accettabili.
L’uso della vera ambra grigia, pur legale se raccolta naturalmente, è comunque legato a un animale protetto come il capodoglio. Con la sintesi chimica, si ottiene lo stesso effetto senza sollevare polemiche o finire sotto la lente del CITES.
Ma come ci finisce nei profumi questa sostanza così preziosa? Semplice: viene raccolta sulle spiagge, dopo essere stata espulsa naturalmente dai capodogli e trasportata dalle correnti. Si indurisce col tempo, perde l’odore sgradevole iniziale e sviluppa note complesse, morbide, sensuali. Un vero tesoro galleggiante, valutato anche decine di migliaia di euro al chilo.