Pepe nero, scatta un allarme non di poco conto: ben due lotti sono stati contaminati da una tossina e per questo sono stati ritirati.
Come è noto, molto spesso il pepe nero, per molte famiglie, rappresenta una sorta di istituzione. Tutti quanti, infatti, ne abbiamo almeno un barattolo di questa spezia nella propria dispensa, che è capace di esaltare davvero tantissime pietanze e moltissimi piatti. In tal senso, però, bisogna sempre prestare attenzione, anche a come lo si prepara, dal momento che ha una fascia aromatica che cambia a seconda di come lo si tratta e lo si lavora. In tal senso, però, arrivano notizie che non sono per niente entusiasmanti da questo punto di vista.

Arriva un doppio allarme che riguarda proprio il pepe nero, dal momento che ben due lotti sono stati ritirati dal mercato proprio a causa di una contaminazione. L’agente contaminante, infatti, è una pericolosa tossina che ha costretto la società in questione a fare una corsa contro il tempo per ritirare questo prodotto da tutti i supermercati. Andiamo a vedere i dettagli di questa vicenda davvero molto delicata e con dei risvolti non di poco conto. Auguriamo a tutti, giunti a questo punto, una buona lettura ed un buon divertimento.
Pepe nero, due lotti contaminati: tutti i dettagli di questa vicenda
Andiamo a ricostruire quanto accaduto, essendo un tema da non trattare con superficialità. L’azienda Ubena Alimentari ha richiamato a sé dai supermercati di tutta Italia alcuni lotti di pepe nero, confezionato in due diverse confezioni, o barattoli che dir si voglia, ma prodotto nel medesimo stabilimento. La spezia contenuta in questi lotti, infatti, presenterebbe dei valori di una particolare tossina, vale a dire l’aflatosina B1, troppo alti rispetto ai limiti consentiti. E che quindi potrebbe risultare nociva.

Il marchio Ubena è distribuito in tutta Italia in catene di primo piano, come Coop, Iper e Gigante. Si tratta di una tossina prodotta da un fungo (micotossina) del genere aspergillus. I quantitativi di questa sostanza erano oltre quelli previsti dalla legge che va a regolamentare questi aspetti e che prevede che l’aflatossina non possa essere superiore ai 10 milionesimi di grammo per ogni chilo di prodotto.
Il primo richiamo riguardava un solo lotto contaminato, identificato con il codice LF4032BA, con la data di scadenza al 29/02/2028. Il secondo richiamo ha invece riguardato un numero molto maggiore di lotti, ma tutti con una scadenza fissata al 31/01/2028. Per coloro i quali dovessero averlo già acquistato, il consiglio è di non utilizzarlo.