In molti si chiedono se, dal momento in cui muore una persona che percepiva la reversibilità del coniuge questa rientra nell’eredità: facciamo chiarezza.
È proprio la pensione di reversibilità a generare i dubbi maggiori quando si mette mano a una successione. Si passa in rassegna ogni voce, ogni cifra, e quando si arriva a quella rendita mensile che per anni ha garantito un aiuto concreto, la domanda sorge spontanea: adesso che succede? Fa parte dell’eredità? Si trasmette agli eredi come gli altri beni? Oppure la questione è più complicata di quanto sembri?

Non è un tema da prendere alla leggera, soprattutto perché su questo punto circolano versioni discordanti, tra chi assicura che nulla si perde e chi invece parla di diritti che svaniscono con il decesso. E nel mezzo ci sono pratiche da fare, comunicazioni da non sbagliare e decisioni che è meglio prendere con la massima consapevolezza. Prima di affidarsi al passaparola, conviene sapere come stanno davvero le cose.
La pensione di reversibilità rientra nell’eredità? Ecco come funziona davvero
Quando si parla di successioni, la tentazione di inserire nella massa ereditaria anche la pensione di reversibilità è forte. Succede perché, nell’immaginario comune, tutto ciò che genera un flusso di denaro finisce per essere considerato parte del patrimonio. Ma qui è bene essere molto chiari: la pensione di reversibilità non è un bene ereditabile. Eppure, è possibile ricevere qualche mensilità, ma solo in alcuni casi.
Si tratta infatti di una prestazione previdenziale, riconosciuta dall’INPS ai familiari superstiti del lavoratore o pensionato deceduto. Non fa parte del patrimonio del defunto, ma è un diritto che nasce autonomamente a favore di chi ne ha i requisiti.

Detto in modo semplice: la reversibilità viene concessa a determinate condizioni e a specifiche categorie di familiari (coniuge, figli, e in alcuni casi altri parenti). Non può essere ‘trasmessa’ ad altri con il testamento né ripartita tra gli eredi come fosse una somma su un conto corrente o un immobile.
In pratica, se la persona che percepiva la pensione di reversibilità viene a mancare, quella prestazione si estingue automaticamente. Non continua a essere versata agli eredi, né genera un credito da inserire nella successione. L’unico caso in cui possono esserci somme da riscuotere riguarda gli eventuali ratei maturati e non ancora riscossi alla data del decesso. Ma anche in questo caso si tratta di una procedura separata, che segue regole diverse da quelle della normale successione ereditaria.
Altro aspetto importante: il diritto alla pensione di reversibilità non dipende dall’accettazione o meno dell’eredità. Anche chi rinuncia formalmente all’eredità del defunto può comunque richiedere (se ne ha i requisiti) la pensione di reversibilità. E viceversa: chi accetta l’eredità non acquisisce automaticamente alcun diritto su quella pensione.