Sono molti coloro che hanno ancora a casa una vecchia macchina da cucire Singer, ma in pochi conoscono il valore che ha raggiunto.
Sembra passata una vita – e in effetti è così – ma c’è ancora chi quella macchina da cucire la conserva. Che sia la nonna che la tiene in soffitta o i genitori che l’hanno lasciata in una cassapanca, l’istinto di buttarla c’è, ma pesa il valore storico e affettivo di quella che è stata un simbolo per moltissime persone. Perché sì, dietro una Singer c’è l’odore della stoffa, il battito dell’ago, e persone che un tempo sapevano che l’usura di un indumento non significava buttarlo, ma aggiustarlo.
Quello stesso oggetto con cui sono stati cuciti moltissimi vestiti ha permesso a tante donne di costruirsi una carriera. Tutto grazie a un certo Isaac Merritt Singer, un imprenditore statunitense come tanti che, nel 1850, partendo da un’idea già in circolazione, ne realizzò quella che da lì a poco sarebbe stata la vera e propria svolta. Tanto che, ancora oggi, Singer è sinonimo di macchina da cucire, proprio come Scottex lo è per la carta da mani. Ma oltre al valore storico, qual è oggi il valore monetario di questa macchina da cucire?
Parlare del valore di una vecchia Singer non significa solo quantificare in euro ciò che si ha tra le mani, ma anche capire cosa cercano i collezionisti e perché il tempo potrebbe far aumentare quel valore.
Negli anni Sessanta e Settanta la concorrenza fu serrata. Modelli come la svizzera Bernina 730 Record e la tedesca Pfaff 130 introdussero innovazioni che spinsero anche Singer a evolversi. Nascono così la Singer 237, semplice e robusta, la sofisticata Touch & Sew 600, capace di cucire a zig zag con punti decorativi, e la pregiata Singer 401G, apprezzata per eleganza e funzionalità avanzate.
Oggi queste macchine possono valere molto, specie se in buone condizioni. La 237 arriva a 100€, la Touch & Sew 600 può toccare i 350€, mentre la 401G supera spesso i 500€ se completa di accessori e libretto. A fare la differenza, però, non è solo il modello, ma anche l’eventuale presenza della valigetta originale, la funzionalità meccanica, la conservazione estetica e persino qualche rocchetto dimenticato. Tutti elementi che, insieme al libretto di istruzioni, incidono notevolmente sul prezzo.
I collezionisti? Non cercano solo un oggetto da esporre. Le restaurano, le usano ancora – convinti che una vecchia Singer cucia meglio di molte macchine moderne in plastica. Ecco perché, se oggi non si ha intenzione di venderla, conviene conservarla. Il mercato delle macchine da cucire d’epoca è in crescita e, come spesso accade con gli oggetti che un tempo si volevano buttare, un domani il loro valore potrebbe sorprendere. Insomma, anche se non la si vuole vendere, meglio tenerla da parte. Anche solo per il piacere di riscoprirla, un giorno, come un piccolo capolavoro di ingegno.
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