Il 30 giugno è una data molto importante per i contribuenti: conoscerla è fondamentale per non rischiare penali.
Ogni anno, come un orologio svizzero che non fa sconti a nessuno, arrivano le scadenze fiscali legate alla dichiarazione dei redditi. Ma attenzione: non stiamo parlando del termine ultimo per trasmettere la dichiarazione, bensì del momento in cui si chiude il cerchio. È la fase in cui bisogna correggere eventuali errori, versare le imposte dovute e saldare i conti con il Fisco. Un passaggio delicato che segna un filo sottile tra un adempimento tranquillo e una raffica di sanzioni e interessi, spesso frutto di semplici disattenzioni.

Nonostante si tratti di un meccanismo ben noto agli addetti ai lavori, ogni anno milioni di contribuenti – complici regole non sempre chiare e calendari che cambiano in base ai singoli casi – rischiano di inciampare. Basta un errore, una dimenticanza o un pagamento effettuato nel modo sbagliato, e l’importo dovuto rischia di lievitare ben oltre le aspettative.
Per questo è utile fare il punto della situazione. Anche chi è perfettamente in regola può incappare in un dettaglio trascurato. Vediamo allora chi dovrà effettivamente mobilitarsi entro il 30 giugno e chi, invece, potrebbe trovarsi a dover rivedere con attenzione la propria dichiarazione dei redditi per evitare brutte sorprese.
Chi dovrà segnare la scadenza fiscale del 30 giugno
Il 30 giugno non è una scadenza qualunque, bensì il termine entro il quale vanno versati, senza maggiorazioni, il saldo delle imposte relative al 2024 e il primo acconto per il 2025. Parliamo di Irpef, addizionali, cedolare secca, Irap, saldo IVA, imposte sostitutive nei regimi agevolati. E i soggetti interessati sono molti più di quanto si pensi.

Sono chiamati al versamento tutti coloro che hanno presentato una dichiarazione dei redditi da cui emerge un debito: contribuenti con il modello 730 senza sostituto, lavoratori autonomi, professionisti, forfettari, titolari di partita IVA, soci di società trasparenti, chi affitta immobili con cedolare secca. In altre parole, chiunque debba regolarizzare imposte non trattenute in busta paga o versate in autonomia.
Il pagamento avviene tramite modello F24. Per chi ha la partita IVA è obbligatorio l’uso dei canali telematici, mentre gli altri – se non utilizzano crediti in compensazione – possono ancora ricorrere alla versione cartacea.
Attenzione però: ogni anno migliaia di contribuenti dimenticano o sbagliano qualcosa, convinti che basti aver inviato la dichiarazione. Non è così. Senza il versamento, la posizione resta scoperta. C’è tempo fino al 31 luglio per mettersi in regola con una lieve maggiorazione (+0,40%), ma anche in quel caso serve agire per tempo. Meglio controllare subito. Perché quando si parla di scadenze fiscali, la leggerezza ha sempre un costo.