Assegno di inclusione, stangata INPS: chi rischia di dover restituire i soldi

Assegno di Inclusione, brutta notizia per chi lo percepisce: a breve potrebbero dover restituire le somme percepite fino ad ora.

Correva l’anno 2024 quando l’Assegno di Inclusione è entrato nella vita di moltissimi cittadini e famiglie che ne avevano i requisiti. Il successore del Reddito di Cittadinanza ha infatti permesso agli ex beneficiari di ottenere lo stesso aiuto economico, ma a una condizione: requisiti più stringenti.

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Assegno di inclusione, stangata INPS: chi rischia di dover restituire i soldi (credit: ANSA) – assculturale-arte-scienza.it

Chi è riuscito a rientrare nella misura ha potuto constatare che, nei fatti, non vi sono molte differenze economiche. Eppure, come anticipato, è cambiata la rigorosità con cui viene concesso. Con lo stesso principio, è bene sapere che anche chi dà per scontato che la misura sia intoccabile deve ricredersi.

Come stabilito dal Decreto Lavoro (lo stesso che contiene l’Assegno di Inclusione), sono molte le casistiche in cui un beneficiario potrebbe perderne il diritto. Il fatto è che molti (specie abituati alla precedente misura, priva di controlli e criteri più rigidi) sottovalutano questo rischio. Considerato che i controlli INPS arrivano a campione, è sempre bene farsi trovare preparati. Vediamo i casi più comuni, anche del tutto ingenui, per cui un percettore rischia non solo di perdere il beneficio, ma anche di doverlo restituire con tanto di interessi.

Chi perderà l’Assegno di Inclusione nei prossimi mesi

Il Decreto Lavoro 2023 ha stabilito con chiarezza quali comportamenti possono portare alla sospensione, revoca o decadenza dell’Assegno di Inclusione. E in questi mesi i controlli stanno già facendo emergere i primi casi critici.

Partiamo dalla sospensione. Scatta quando un componente del nucleo familiare finisce sotto misura cautelare, riceve una condanna (anche non definitiva), non si presenta ai servizi sociali oppure rifiuta un’offerta di lavoro. In questi casi i pagamenti vengono interrotti, ma possono riprendere se la situazione si risolve. Esempio pratico? Se un figlio maggiorenne accetta un lavoro a tempo determinato di sei mesi, l’ADI viene sospeso per quella durata.

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Chi perderà l’Assegno di Inclusione nei prossimi mesi – assculturale-arte-scienza.it

Ben più pesante è la revoca. Si verifica quando, per ottenere l’ADI, sono state fornite dichiarazioni false o incomplete. Qui non si parla di sospensione, ma di restituzione integrale degli importi ricevuti. È il caso di chi omette di dichiarare un nuovo lavoro in famiglia o un’eredità ricevuta che modifica il patrimonio. Infine, la decadenza riguarda chi viene condannato per reati, non partecipa ai percorsi di inclusione o rifiuta offerte di lavoro. Anche non aggiornare la DSU dopo la nascita di un figlio o una convivenza può far scattare la decadenza.

E attenzione: chi fa dichiarazioni false o omette informazioni rilevanti rischia anche il penale, con pene fino a sei anni. Per evitare brutte sorprese, alla fine, basta un po’ di attenzione. Per prima cosa aggiornare sempre la DSU in caso di variazioni, dichiarare correttamente ogni nuova entrata economica, partecipare ai percorsi previsti e non rifiutare offerte di lavoro. Molti errori che portano alla revoca o alla decadenza dell’ADI nascono appunto da leggerezze o sottovalutazioni. Ma l’INPS controlla, e le sanzioni possono essere pesanti. Meglio non dare mai nulla per scontato, perché l’ente non fa di certo lo stesso.

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